Pubblica Amministrazione, sviluppo territoriale, scuola, qualità della vita.

Vorrei che la PA trentina, promuovendo soluzioni attente ai bisogni delle persone, diventasse motore di crescita territoriale e volano d’innovazione.

Il Trentino primeggia in molte delle classifiche nazionali che misurano la qualità della vita dei cittadini. Purtroppo però nelle classifiche che misurano la produttività i risultati non sono altrettanto buoni. La Pubblica Amministrazione è uno dei fattori su cui agire per migliorare la produttività del sistema trentino. La stessa Confindustria mette l’efficientamento della PA tra le 10 aree tematiche su cui agire per cambiare il paese:

“Le inefficienze della burocrazia ostacolano la crescita economica, drenano risorse pubbliche e private, frenano gli investimenti. La riforma della Pubblica Amministrazione è prioritaria e decisiva per restituire competitività all’Italia e rilanciare la crescita. Sono necessarie misure dirette a razionalizzare gli assetti amministrativi, anche attraverso una revisione dei principi costituzionali, e a semplificare regole e procedure.” [da Italia 2014 – Le imprese per la modernizzazione del paese]

La PA deve diventare strumento di sviluppo e di crescita.  Certo ma cosa vuol dire? Quando si affronta questo tema si parla spesso genericamente di cambio di paradigma, di innovazione, di semplificazione e molto altro ma risulta sempre molto difficile capire come si intende procedere.

Per come la vedo io migliorare le prestazioni della PA significa cogliere le opportunità date dalle nuove tecnologie, in particolare dall’ICT che abbassa notevolmente il costo delle transazioni, e  introdurre cambiamenti radicali IN COME vengono pensati ed erogati i servizi per cittadini ed imprese. Questo tipo di approccio, oltre all’impatto sull’organizzazione e sulla qualità della vita dei cittadini, può generare ricadute positive anche in chiave di crescita economica per il nostro territorio, dato che le soluzioni innovative posso trovare applicazione anche al di fuori del contesto locale.

Senza un approccio sistemico però l’innovazione nella Pubblica Amministrazione resterà a carico delle singole persone e non sarà in grado di liberare l’enorme potenziale di sviluppo che la caratterizza.  Per questo, se si vuole davvero innovare nell’ambito della PA, bisogna dotarsi di strumenti che consentano di superare la resistenza al cambiamento che ne caratterizzano l’organizzazione. Per superare questo scoglio è fondamentale da una parte (1) definire linee di indirizzo chiare e coerenti a livello di governance, dall’altra (2) monitorarne il livello di adozione all’interno dell’organizzazione e infine (3) introdurre un sistema di incentivazione legato ai risultati in grado di  premiare responsabilità, merito e impegno.

Il caso dell’assegnazione delle posizioni aperte nel mondo della scuola.

Vorrei provare qui, sulla base di un esempio, a chiarire cosa intendo. Il tema è l’assegnazione delle posizioni aperte nel mondo della scuola. La scuola è organizzata sulla base di tre categorie di insegnati: prima fascia; seconda fascia e terza fascia. L’assegnazione delle posizioni aperte avviene in due fasi. La prima fase è gestita direttamente dalla Sovraintendenza Scolastica che convoca gli insegnanti in una o due giornate (dipende dal numero delle posizioni aperte) di solito nel mese di Agosto. La seconda fase è gestita direttamente dagli Istituti Scolastici che chiamano direttamente gli insegnati. Questa fase da quest’anno è gestita attraverso un sistema basato su SMS. Il tutto è organizzato sulla base di graduatorie specifiche.

Qual è il problema?

Gli incarichi annuali sono assegnati dalla sovrintendenza in una riunione dove gli insegnanti vengono convocati tutti insieme e dove devono scegliere sul momento. L’assegnazione delle posizioni ancora libere è gestita per chiamata diretta dagli istituti e ancora una volta lascia agli insegnanti poca possibilità di scelta. Queste modalità rispondono all’esigenza dell’istituzione di completare gli organici ma costringono gli insegnanti a scelte frettolose, che non tengono conto delle esigenze familiari, delle difficoltà di spostamento, ecc. Pensiamo ad esempio al caso di una insegnante residente a Trento e madre con un figlio piccolo che sul momento accetta una posizione a Moena. Se avesse modo di considerare con calma le diverse opzioni potrebbe accorgersi che un part-time a Rovereto tutto sommato le conviene di più, sia sotto il profilo economico che dal punto di vista dell’organizzazione familiare.

Una via diversa: la Borsa Lavoro dell’Istruzione.

Per superare questi problemi si può pensare di inserire il servizio di BORSA LAVORO DELL’ISTRUZIONE. La BORSA LAVORO DELL’ISTRUZIONE ha l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta delle professionalità presenti nel mondo della scuola coniugando le esigenze di efficientamento e risparmio della PA con le esigenze dei docenti. Si tratta di un servizio che consente di censire le posizioni aperte a livello territoriale e di proporle agli insegnanti che poi possono applicare ad esse. L’assegnazione della posizione avviene su base prioritaria nel rispetto delle graduatorie tuttora presenti, ma tutti gli aspetti organizzativi legati alla gestione delle stesse sono rivisti nell’ottica di una semplificazione del quadro complessivo e nel rispetto delle esigenze dei diversi portatori di interesse. Con questa soluzione potenzialmente, dopo che la (1) Sovraintendenza ha definite le posizione aperte, l’insegnante potrebbe (2) collegarsi da casa con una password,  (3) verificare la situazione ed infine  (4) decidere a quale posizione applicare (o qualcosa del genere). In questo modo si evita di indire riunione fiume, di far spostare molte persone, e di passare giornate intere ad aspettare che i posti liberi vengano presentati.

L’impostazione del servizio – che coniuga l’esigenza organizzativa di completare al più presto ed in modo efficiente gli organici, il contenimento dei costi  e garantisce agli insegnanti la possibilità di una scelta più consapevole – evidenzia come sia possibile mediare tra le esigenze dei vari portatori di interesse. Cambiare/innovare il modo di funzionare della PA può avere impatti quindi almeno su due livelli diversi: in primo luogo attraverso l’aumento della produttività e dell’efficientamento (riduzione dei tempi e dei costi) dell’organizzazione; in secondo luogo attraverso l’aumento della qualità della vita dei cittadini (gli insegnanti in questo caso). 

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